Come cambiano certe cose/1
Sono seduto sul divano di camera mia che finisco la vaschetta di Coppa del Nonno, come nella migliore tradizione delle commedie americane quando le donne si siedono sul divano di casa a uccidersi di gelato col cucchiaione grosso.
Loro lo fanno per delusioni amorose, io decisamente no. E' per finire la vaschetta, tutto qui.
"O c'è altro?"
Un po' d'altro, c'è.
Mi sono sentito perso in un mondo che pensavo avrebbe dovuto appartenermi. L'ambiente universitario, quello a cui ambivo dai tempi delle medie, mi è sembrato per l'ennesima volta così accademico, così formulato, e al tempo stesso così bello ma lontano, che ho seriamente pensato "io penso di arrivare a laurearmi, discutere una tesi e prendermi gli applausi della poca gente che verrà a vedermi?"
"E poi, tesi in cosa? Dopo 3/5 anni di cosa? Dove?"
Almeno so il perchè: perchè voglio una laurea, non perchè la meriti, ma perchè è una cosa che bramo, e che nonostante mi sia sempre sembrata una formalità (una cosa alla "veni, vidi, vici") adesso sembra sia diventata roba d'altri.
"Non hai mai aperto un libro, è normale!"
Esatto. Senza impegno costante, non si arriva da nessuna parte. Ci vuole passione anche nello studio, cosa che devo farmi venire, almeno temporaneamente, giusto per il tempo di fare la fatica di prendere una laurea.
Ah: mio cugino è il laureato la cui tesi, performance durante la discussione e voto (110 e lode: sei il migliore, Frenci) mi hanno fatto sentire un estraneo a "casa mia", che mai è stata "casa mia" poi, dato che non ho mai iniziato seriamente a studiare.
P.s.: dall'argomento della tesi e dagli studi fatti per scriverla, un giorno anche grazie a mio cugino vivremo in un orwelliano 1984 dove le telecamere, grazie ad algoritmi e funzioni, riusciranno a individuare assembramenti di due o più persone in mezzo alla folla. Grazie Frenci, perchè anche a te dovremo un giorno la nostra libertà violata. (scherzo :) )
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